Milan – Inter: questione di testa!

Una delle partite più attese dell’intera stagione è certamente il derby della Madunina o più semplicemente il derby di Milano.

Le protagoniste del derby sembrano rispecchiare in tutto e per tutto la propria città rinnovata, moderna, con un occhio attento verso il futuro ma allo stesso tempo con la voglia di affermarsi anche nel presente.

E’ il destino incrociato di Milan e Inter, aggrappate più che mai al loro glorioso passato ma in cerca di un radioso futuro, con le speranze di rinascita riposte soprattutto nei propri condottieri: Marco Giampaolo e Antonio Conte.

La contrapposizione non è solo tra due allenatori, ma tra due ideali veri e propri, che si son palesati già dalle prime conferenza stampa estive. Al “testa bassa e pedalare” del nerazzurro ha risposto il “testa alta e giocare a calcio” del rossonero. Due modi di intendere il calcio, due modi di gestire lo spogliatoio, due modi di comunicare, due diverse filosofie per ottenere il medesimo risultato: vincere.

Il “metodo Conte” è basato su quella che nelle neuroscienze viene definita “leva del dolore” ovvero la creazione di uno scontro/tensione per far si che i giocatori vengano sollecitati a reagire in tempi rapidissimi e a produrre un risultato.
Un approccio che può sicuramente produrre risultati positivi nell’immediato ma che porta inevitabilmente a sfibrare e stancare mentalmente i giocatori. E’ dello scorso mercoledì la notizia della litigata tra Lukaku e Brozovic. In un clima teso anche il più pacifico dei confronti tra compagni di squadra può degenerare in uno scontro.
Proprio nella conferenza stampa della vigilia mister Conte ha evidenziato come sia necessario “staccarsi ed eliminare gli errori del passato (la fuga di notizie dallo spogliatoio) per ottenere nuovi risultati”. Ha inoltre evidenziato come non sia ammissibile un periodo di rilassamento dopo le vittorie: “le vittorie danno entusiasmo e voglia ma bisogna imparare a rilassarsi meno quando si ottengono”. Segno distintivo di un approccio volto a tenere tutta la squadra, sempre sulla corda, alzandone il livello di attenzione e di tensione primo di ogni gara.

Totalmente opposto l’approccio di mister Giampaolo, decisamente più orientato verso la cosiddetta “leva del piacere”. La costruzione della sua idea di calcio è decisamente più graduale e “morbida”, fatta di colloqui individuali coi calciatori, di un confronto costante con le parti in causa e di un’evoluzione che si adatta molto al contesto in cui si trova ad operare. Non impone ma condivide.
Ne sono la dimostrazione anche le parole rilasciate nella conferenza stampa della vigilia dove l’allenatore rossonero ha ribadito che il mantra della sua squadra deve essere: “Gioia, divertimento ed entusiasmo”, ribadendo il concetto che tutte le partite sono importanti e che “nessuno deve fare guerre, ma solo partite di pallone”.
Un atteggiamento che per portare risultati importanti necessita di tempo, di pazienza e di condivisione.
Ovviamente ha in se il rischio di spazientire chi non è molto propenso all’attesa. In tal senso le esternazioni del Chief Football Officer Boban, che ha dichiarato che pensava di vedere una squadra più avanti nel processo di crescita, ne sono la prova.

Alla luce di questa analisi parrebbe favorita l’Inter di Conte piuttosto che il Milan di Gianpaolo. Ma si sa che i derby hanno in sè la capacità di stravolgere i pronostici proprio perché a livello emozionale sono partite a se, praticamente indecifrabili.

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