Il mio punto di vista sull’errore di Ronaldo contro il Milan alla ripresa del calcio

96 giorni.

Tanto è passato dalla vittoria della Juventus allo Stadium contro l’Inter al pareggio casalingo contro il Milan nel ritorno della semifinale di Coppa Italia.

96 giorni di paure, pensieri, parole e tanta incertezza.

96 giorni senza calcio. Per tifosi e campioni.

Tra questi Cristiano Ronaldo, che è passato dall’assist per il gol di Ramsey in occasione dell’1-0 contro i nerazzurri al rigore sbagliato contro i rossoneri.

Durante il lockdown il calciatore ha perso l’abitudine alla sua attività. Abituato da sempre ad avere un pensiero su quello che va a fare, sull’obiettivo legato all’appuntamento sportivo da affrontare, si è da sempre allenato in funzione di questo, arrivando alla gara pronto a mettere in gioco tutte le sue abilità.

Nel periodo di Lockdown questo meccanismo si è inceppato. Nonostante gli allenamenti a casa, fatti con schede tecniche, non c’era nel cervello del calciatore il riferimento alla partita. Questo meccanismo automatico si è interrotto.

Rientrare in campo, per un calciatore, significa ripristinare quel meccanismo per farsi trovare pronto. Molti pensano che sia sufficiente dare il via al campionato per far ripartire il calcio. Il calciatore però non è una macchina, ha bisogno di riattivare questo meccanismo. L’ha dimostrato il campionato tedesco: quando ci si presenta all’avvio questo meccanismo non è ancora ricomposto.

Il rischio è quello di non essere pronti. Non aver fatto il dovuto allenamento mentale in funzione della ripresa. Non aver fatto un allenamento fisico e mentale adeguato. La paura della malattia, la riduzione degli stipendi hanno creato una situazione di incertezza. Il vero rischio è quello di non essere pronti e non aver fatto attività di preparazione mentale rispetto alla gara.

In alcuni casi può esserci stato un pensiero legato alle aspettative. Soprattutto in virtù degli scontri diretti.

In questo clima di incertezza e instabilità di modello è più facile avere un pensiero di timore di non essere pronti a quella competizione.

La paura crea un blocco.

A seguito di un errore tecnico, il calciatore ha due possibilità: o si focalizza sull’errore e alimenta un pensiero negativo che di conseguenza porta a creare uno stato d’animo e con questo affronta l’impegno successivo, oppure legge l’errore come spunto per migliorare.

Due letture opposte che albergano nella nostra mente.

È il calciatore che decide cosa fare.

Fattori esterni possono alimentare l’errore.

Il vero campione opta per la seconda. 

Mi aspetto che CR7 trarrà vantaggio da questa condizione e probabilmente, a mio parere, sarà determinante in finale.

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