Racconto i miei progetti in esclusiva a Numero Diez, dal libro “Gioco di testa” alla “Nexeld Academy”

Lei ha scritto il libro ‘Gioco di testa’ in collaborazione con Lorenzo De Silvestri. Ci racconti il progetto.

“Incontrai Lorenzo De Silvestri nel febbraio 2012. Il libro era uscito nell’aprile 2011. Il libro è formato da nove capitoli, in cui vengono analizzate quelle tecniche che io utilizzo quotidianamente nel mio lavoro. Un capitolo era legato all’esperienza sul campo. All’epoca avevo lavorato per tre anni, ed avevo raggiunto risultati importanti con vari calciatori, ad esempio con Fabio Borini, che a 19 anni aveva già giocato in Champions League.

Consegnai a Lorenzo quel libro. Per lui fu una sorta di breviario, l’ha sempre portato con sé. Ha sempre ritenuto quello uno strumento molto utile per un calciatore. Ha avuto una carriera molto importante. Dopo 10 anni di collaborazione, avevo il desiderio di rinnovare il libro. Lui mi disse che i giovani oggi ne hanno bisogno. Allora ho riproposto le tecniche, che lui ha utilizzato per 10 anni, e abbiamo aggiunto un capitolo in più nel quale lui ha raccontato questi 10 anni di lavoro con le mie tecniche. Ha spiegato quanto gli sia servita la figura del mental coach nella sua esperienza, aggiungendo le sue considerazioni. Questo capitolo si chiama ‘Dieci anni dopo’. Abbiamo deciso di riproporre questo libro per i ragazzi più giovani, con questa chiosa finale”.

Lei è uno dei fondatori di Nexeld Academy, la prima accademia di allenamento mentale per calciatori. Quali sono gli obiettivi del progetto?

“È un progetto che sta nascendo. A breve sarà operativo. È un progetto innovativo che nasce dal presupposto che il lavoro del mental coach sia un lavoro one to one con il calcatore. Per svolgere questo lavoro in maniera adeguata, ogni mental coach può lavorare al massimo con una decina di calciatori all’anno. È impensabile lavorare con troppi calciatori. Si tratta di un servizio di nicchia, che non può essere erogato a tutti.

Con il passare del tempo, questo lavoro è diventato di fondamentale importanza. Io ed un mio collaboratore abbiamo pensato di creare una modalità che potesse essere fruibile a tutti. Abbiamo creato un Academy che ha delle modalità di erogazione simili a quella di un’università online. Ci sono varie attività on-demand, con alcuni video miei sulle tematiche più frequenti, dagli allenamenti alla partita perfetta. Ci sono quegli argomenti che, in 15 anni di esperienza, i calciatori mi hanno maggiormente evidenziato. Questi video sono accompagnati da un percorso di coaching, guidati da un coach preparato da me, cha avrà la funzione di tutor. Alla fine, arriva la modalità one to one. A quel punto sarà rivolto a calciatori di prima fascia. Questa è l’idea.

Lasceremo un attestato di competenza sull’allenamento mentale. Ci sarà un evento, una volta all’anno, dove riuniremo i ragazzi dell’Academy, dove premieremo quelli che hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. Ciò vorrà dire che quel percorso ha prodotto il risultato.

Una volta Sarri disse che l’80% dei mental coach sono fasulli, per denunciare una carenza di professionalità. Oggi chiunque può dichiararsi mental coach, anche senza competenza o esperienza. Questa professione libera penalizza la qualità. Ci sono calciatori che preferiscono rivolgersi a queste persone meno qualificate anche per ragioni economiche. Purtroppo esiste questa dinamica.

Il progetto nasce dalla volontà di dare la possibilità a tutti di allenare l’aspetto mentale in modo serio, professionale, con costi accessibili anche ai calciatori del settore giovanile. Con questo progetto, voglio far capire al mondo del calcio che questa è una professione seria. Io sono disponibile ad arrivare a chiunque, con modalità differenti. L’obiettivo è che l’Academy sia pronta in maniera perfetta per l’inizio della nuova stagione.

Quando incontro un calciatore, la prima cosa che gli dico è di leggere il mio libro per comprendere determinati concetti. Alla base di tutto c’è la volontà”.

In uno dei suoi ultimi video pubblicati sul suo profilo Instagram, lei ha riportato la situazione riguardante la mancanza di talenti italiani denunciata dal CT Mancini. Ha poi chiesto qual è il modo più adeguato per coltivare il talento dei ragazzi. Le pongo la stessa domanda.

“Determinate valutazioni dimostrano quanta poca conoscenza ci sia della materia umana. Con tutto il rispetto per gli addetti ai lavori, che prendono in considerazione solamente i piedi di un calciatore. Ma il calciatore non è formato solamente dai piedi. Nel reel ho chiesto ‘ma siamo sicuri che il problema sia che la gente non gioca più per strada?’. A Novara c’è un centro sportivo che è tra i migliori in Europa. Si impara di più giocando in un centro sportivo oppure in strada? Bisogna comprendere che la formazione di un calciatore non è solamente tecnica.

Il tema vero è l’incapacità di formare il talento, non la mancanza di talento. Se così non fosse, il mio lavoro non esisterebbe. Da me arrivano calciatori che non riescono a fare determinate cose, vuol dire che qualcuno non gliele ha insegnate. Inoltre, non credo che la soluzione sia pescare tra gli oriundi. Il problema è che non si vuole guardare in faccia la realtà e non ci si vuole assumere le responsabilità. La responsabilità è di chi governa il calcio. Il lavoro è misurato dai risultati. Se oggi si dichiara che in Italia non ci sono talenti, vuol dire che chi governa il calcio deve ammettere che ha fallito.

È sbagliato cercare di far credere cose che non esistono. Io credo che il talento esiste, occorre essere capaci di coltivarlo. Dichiarare in maniera generica che in Italia non esite il talento è folle. Piuttosto, bisognerebbe fare un discorso sui settori giovanili. Nella maggior parte delle squadre di Primavera 1, ci sono prevalentemente stranieri. Ad ogni modo, ritengo che non ci siano strutture che prendano in considerazione in maniera adeguata lo sviluppo dell’individuo. Il principale problema nostro è formativo. Bisognerebbe partire dalla formazione dei formatori”.

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