Le tre partite di ieri (Inter 3-3 Sassuolo, Atalanta 3-2 Lazio e Roma 2-1 Sampdoria), al di là dei risultati ai fini della classifica, sono stati tre esempi perfetti di rimonta.
I nerazzurri a San Siro, dopo essere andati subito sotto, hanno ribaltato la partita, facendosi però raggiungere due volte. I bergamaschi, sotto di due reti, hanno capovolto il verdetto di gara contro la Lazio. I giallorossi, sotto dopo il gol di Gabbiadini, si sono affidati all’esperienza di Dzeko per portare a casa una vittoria che li tiene incollati all’Europa.
Insomma, tre esempi perfetti di come una reazione in campo sia più che possibile.
Ma come si fa a ribaltare una situazione di provvisorio svantaggio?
Il primo aspetto da tenere in considerazione è il focus sull’obiettivo: quando prepariamo una partita, pensiamo alle nostre qualità e alle nostre caratteristiche, studiando anche quelle dell’avversario, al fine di contenerlo e poterlo battere. L’obiettivo, fin dall’inizio, deve essere quello di voler fare risultato. Noi affrontiamo una sfida per vincerla.
Durante la gara può capitare di andare sotto di 1,2 o 3 reti.
È a questo punto che ho due possibilità: pensare che la partita sia compromessa o restare focalizzato sull’obiettivo finale e lavorare per portare a casa un risultato positivo. È normale che, una volta andato in svantaggio, io possa pensare al gol subito, all’errore fatto o al risultato negativo. Ecco perché è necessario un allenamento mentale, che mi permetta di restare focalizzato sull’obiettivo che voglio perseguire.
È fisiologico che nel mio cervello prenda piede il pensiero che la situazione si sia complicata, ma se resto concentrato sul risultato e mi chiedo come fare per portare a casa l’obiettivo, alzo il livello dell’attenzione.
Ecco dov’è il meccanismo che mi permette di ribaltare il risultato.
Ovviamente dall’altra parte, l’avversario ha lo stesso meccanismo ma al contrario: l’attenzione e la tensione, dopo il vantaggio, si abbassano: se mi sono prefissato l’obiettivo di vincere e sono in vantaggio, se non sono allenato mentalmente, il mio livello di attenzione si abbassa e mi adagio sul risultato. Si tratta di un meccanismo inconscio.
Il secondo aspetto è legato alle convinzioni. Bisogna crearsi la credenza che sia possibile ribaltare il risultato.
Come faccio a creare una credenza in un lasso di tempo così ristretto? Penso a tutte quelle volte in cui mi sono trovato in quella situazione e ho ottenuto il risultato.
È lì che deve andare il mio pensiero.
Il terzo punto è legato alla motivazione, ovvero al motivo che mi spinge all’azione. Devo individuare il perché forte che mi spinge a fare.
Voglio ribaltare il risultato? Quanto è importante per me?
Dobbiamo essere in grado di circoscrivere il ragionamento sulla singola partita, restando focalizzati su quella e creare una motivazione in maniera istantanea.
Se alimento quel perché poi, sempre a livello inconscio, il mio cervello trova la strada per raggiungere quel risultato.
È fondamentale mettere in fila questi tre passaggi.
“Quando ho un perché forte dentro di me, il mio cervello trova la strada” e le tre gare di ieri sera sono la dimostrazione perfetta che questo meccanismo funziona.
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