L’uomo copertina di oggi è senza ombra di dubbio Sinisa Mihajlovic. Il suo Bologna ieri sera ha perso in casa contro la Juventus, è vero, ma vederlo in forma a bordocampo a spronare i suoi giocatori ci ha fatto tornare alla mente il guerriero che siamo sempre stati soliti vedere. È un Sinisa Mihajlovic rinnovato quello che abbiamo ritrovato dopo mesi. Non è lo stesso che avevamo conosciuto prima della malattia, né tantomeno lo stesso che avevamo visto indebolito in panchina a inizio stagione.
A confermarlo è stato lui stesso dopo la gara di ieri: “La malattia mi ha cambiato, mi ha reso più riflessivo”.
Dare maggior spazio ai pensieri, in un momento come questo, è fondamentale. Tra questi c’è senza dubbio quello di sconfiggere la malattia, di tornare a vivere una vita piena. Un aspetto che, se tradotto in termini calcistici, fa riferimento al perseguimento di un risultato positivo.
Mihajlovic però ha dimostrato di essere forte due volte: prima contro la malattia, poi contro una situazione come quella legata al Covid, che ha lasciato un segno indelebile in tutti noi.
Sinisa ha pensato a come ripartire dopo questo periodo.
A spiegarlo è stato lui stesso dopo il fischio finale attraverso una piccola e semplice considerazione, che però vale tantissimo: “è mancata la cattiveria per impensierire la Juventus”. La sua grinta e la sua voglia sono rimaste le stesse.
Un atteggiamento che inevitabilmente influisce sui componenti della squadra. Un atteggiamento che diventa un insegnamento.
L’allenatore è da sempre il condottiero del gruppo, spesso della società stessa.
In questo caso il calciatore che si trova a doversi interfacciare con una persona come Sinisa Mihajlovic ha l’impressione che lui non stia semplicemente insegnando qualcosa, ma ne stia dando l’esempio. Non a parole, ma con i fatti.
Quando un allenatore non ha una spinta emotiva così forte, il calciatore diventa fragile da un punto di vista motivazionale e abbassa i propri standard.
Quello che molti si sono chiesti dopo l’annuncio della sua malattia è stato: come reagisce una squadra di fronte a un evento traumatico?
Ci sono due possibilità: la prima è quella di arrendersi, l’altra è quella di reagire.
A livello mentale, quando ci sono situazioni gravi, di fronte alle difficoltà una persona può arrendersi. Quando in gioco c’è la vita, arrendersi vuol dire morire ed è lì che viene fuori la vera reazione di un uomo.
Maggiore è la difficoltà, più grande è la possibilità di avere una reazione forte e positiva.
Ovviamente quando questa cosa viene vissuta all’interno della squadra, questa difficoltà cementa il gruppo. Ci si focalizza tutti verso un unico obiettivo.
Il messaggio che viene trasmesso alla squadra è: per quanto possa esserci un grande ostacolo dentro di noi, abbiamo sempre la forza di poterlo superare. È questo il messaggio più importante che Mihajlovic ha trasmesso ieri sera.
Lui non è più quello di prima. È vero.
Ma neanche noi.
Grazie Sinisa.
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