Liverpool vs. Tottenham: una finale da giocare con “testa”.

Sono state folli notti di Champions, quelle che i tifosi amano vedere allo stadio e in tv mentre chi gioca a calcio sogna di vivere almeno una volta nella propria vita. Il 1° giugno a Madrid sarà una finale tutta inglese, tra Liverpool e Tottenham. Due grandi club, due grandi squadre che tuttavia ad inizio stagione non partivano certamente coi favori dei pronostici. Dopo le sconfitte nelle semifinali di andata rispettivamente per 3-0 con il Barcellona di Messi e 1-0 con i ragazzini terribili dell’Ajax (protagonisti a loro volta dell’impresa di eliminare i campioni in carica del Real e i super favoriti della Juventus) l’accesso alla finale sembrava assolutamente impossibile.

Appunto, sembrava. Invece…

Due partite epiche, già entrate nel cuore di tutti quelli che amano il calcio, destinate ad essere ricordate negli anni di questo sport. Due partite che, a mio modo di vedere, hanno 2 protagonisti assoluti, gli allenatori Jurgen Klopp e Mauricio Pochettino.

Al di là degli aspetti tecnici, tattici o fisici, gli allenatori di Liverpool e Tottenham hanno avuto un grande e fenomenale merito: risvegliare i sogni e le motivazioni più profonde nella testa dei propri calciatori.

Klopp, parlando alla squadra prima del match di ritorno, ha esaltato le doti uniche, facendo leva solo su elementi positiv. Ha posto l’attenzione sull’identità e il senso di appartenenza che da sempre contraddistinguono il Liverpool. Ha cancellato i termini classici come “impresa” o “missione impossibile”. Ha focalizzato l’attenzione solo su quello che andava fatto per ribaltare il risultato dell’andata. Un passo alla volta verso l’obiettivo.

Cosa n’è uscito? Una squadra serena, pronta a lottare su ogni pallone, totalmente connessa sulla gara. Tutti i giocatori erano pronti a sfruttare ogni occasione. Il 4° gol credo sia l’immagine riassuntiva di tutta la partita: un mix di prontezza, lucidità, furbizia, concentrazione. Tutto questo all’85° minuto di gara contro una squadra ben più attrezzata, molto più dotata tecnicamente e data da molti come la grande favorita alla vittoria finale.

Pochettino invece, già prima della gara di andata aveva parlato in conferenza stampa dei sogni e dell’importanza di sognare in grande. Vi assicuro che come gli esteti del calcio si innamorano di un dribbling di Messi, a me accade lo stesso nel sentire allenatori uscire dai classici luoghi comuni (spesso negativi) per parlare di sogni, di obiettivi e della forza di volontà necessaria per raggiungerli.

E che bello quando a vincere non è il più forte ma quello che ci ha creduto di più! Quello che ha avuto più determinazione e convinzione. Quello che ha saputo sognare in grande e si è dato da fare per trasformare il sogno in realtà, mettendo in gioco tutto se stesso fino al 95 esimo minuto.

Sarà la finale di chi ha scelto di giocare con la testa e le forti motivazioni ancor prima che con i piedi. Chi vincerà? Chi saprà preparare al meglio la partita sotto l’aspetto emozionale e mentale. Perché vincere è sempre una questione di testa.

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