Coronavirus, il Mental Coach Civitarese in ESCLUSIVA: “Anche i calciatori fanno fatica”

Coronavirus, il Mental Coach Civitarese in ESCLUSIVA: “Anche i calciatori fanno fatica”. Dopo aver commentato l’aspetto mentale di Juventus e Inter al termine della gara di domenica, Roberto Civitarese, mental coach professionista, si è espresso sull’emergenza Coronavirus.

Il Presidente del Consiglio Conte, ha annunciato la sospensione dei campionati di calcio. Crede che se fosse continuato a giocare i calciatori avrebbero potuto risentire di questa situazione?

“Assolutamente sì. I giocatori, al di là del loro lavoro, vivono nello stesso contesto nel quale viviamo noi. Siamo in una situazione di emergenza virale e sanitaria. È molto difficile entrare in campo e staccarsi da questa realtà che coinvolge tutti e pensare solo al campo.”

Giocare senza pubblico, cosa che accadrà in Champions League ed Europa League, può aiutare i calciatori a essere più concentrati oppure toglie la possibile carica emotiva?

“Il pubblico, i tifosi, sono l’anima del calcio, il vero motivo per il quale questo sport è così diffuso. Giocare a porte chiuse significa togliere una delle principali leve motivazionali per chi pratica questo sport. La dimostrazione l’abbiamo avuta quando in diversi stati i giocatori sono andati ad omaggiare le rispettive curve, anche se deserte.”

La continua indecisione, come visto con Parma-Spal con le squadre che sono state richiamate negli spogliatoi a pochi minuti prima dell’inizio della gara, ha creato ancora più dubbi e paure alle persone e ai calciatori stessi?

“Sicuramente è motivo di distrazione e deconcentrazione. Un calciatore si prepara per affrontare la gara e trova il modo di concentrarsi, entra mentalmente in partita poi arriva l’elemento di disturbo e il meccanismo si interrompe.”

In una situazione come questa, come devono comportarsi i calciatori? E le società?

“Devono semplicemente attenersi alle disposizioni in modo responsabile, mettendo al primo posto la salute propria e degli altri.”

Secondo lei la sospensione del campionato è giusta o mette ancora più paura nelle persone?

“Oggi tutto il nostro Paese è in una situazione di emergenza. Fermare il campionato è anche un modo indiretto di comunicare a tutta la popolazione che ciò che sta accadendo è una cosa molto seria. Credo che serva una grande responsabilità da parte di tutti. Io vivo nella zona rossa, in provincia di Lodi e sono in quarantena dal 21 di febbraio. Situazione certamente complicata ma la salute di se stessi e degli altri vale più di ogni altra cosa. Approfitto di questa occasione per lanciare un appello: siamo responsabili, restiamo a casa. Per il bene di tutti.”

Fonte: footballnews24.it

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