L’importanza di avere un Mental Coach accanto a un direttore sportivo

Stando alla sua definizione, il direttore sportivo è la figura professionale che dirige un club, decidendone gli assetti, le strategie e gli obiettivi.

Come il mondo del calcio è in continua evoluzione, così anche questi profili si evolvono: ogni periodo storico ha le sue caratteristiche, anche a livello sportivo. Per questo, se l’attività del ds all’inizio era totalmente focalizzata sulla questione tecnica (concretizzata nella conoscenza attraverso l’area scouting delle caratteristiche techiche, fisiche e atletiche del calciatore e della loro capacità di interpretare al meglio le idee di gioco dell’allenatore), oggi si fa strada anche un’attenzione particolare per l’aspetto mentale/comportamentale del calciatore.

È risaputo che gli atleti, sia quelli con tanta qualità che quelli con meno, determinano buona parte delle proprie prestazioni in base all’atteggiamento mentale.

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L’aspetto mentale è fondamentale per capire come il calciatore possa mettere in gioco il suo potenziale.

Sono tanti i campioni che hanno fatto bene in una determinata squadra, ma che spostati in un altro contesto hanno fatto più fatica. Questo dipende da un processo di maturazione legato al proprio talento e alla propria identità, che il giocatore sviluppa in determinate circostanze.

Tenendo conto dell’importanza dell’aspetto mentale del calciatore, anche il focus del direttore sportivo deve lentamente spostarsi dalla parte tecnica, fisica, atletica.

Sono pochissimi i direttori che vanno a vedere di persona i calciatori. Oggi, grazie all’utilizzo degli strumenti tecnologici a loro disposizione, il ds e il suo staff vedono in media 5/6 partite al giorno stando comodamente seduti nel proprio ufficio. Questo può essere un vantaggio per individuare le qualità tecniche dei visionati. C’è però un aspetto comportamentale che a video non si percepisce: come agisce un giocatore a palla lontana, come si propone, il suo atteggiamento nei confronti dei compagni. Tutte cose che il più delle volte sfuggono all’occhio della telecamera e diventano così impercettibili per l’osservatore.

Come fa quindi un direttore sportivo a misurare questo aspetto comportamentale del calciatore?

Incontrandolo e parlandoci.

Per conoscere davvero una persona è necessario farci due chiacchiere, possibilmente in un contesto informale. È così che viene fuori il vero spirito della persona e di conseguenza è più facile comprendere come affronta le soluzioni in momenti di difficoltà, le sue percezioni, i suoi obiettivi, cosa si aspetta di dare e cosa vuole ricevere.

Conoscere un calciatore solo attraverso le immagini rende il rapporto meramente economico: il ds va in ufficio, chiama l’agente dell’interessato e inizia una trattativa sulla possibilità di acquistare o meno il calciatore.

Il direttore sportivo deve capire che il mondo del calcio si è evoluto. L’aspetto tecnico resta importante ma non è più sufficiente da solo.

Conoscere un calciatore di persona permette di capirne le ambizioni e le aspettative, cercando poi di capire se queste possano o meno rientrare nel progetto tecnico.

Lavorando in questa direzione, anche il mercato avrà i suoi vantaggi.

Acquistare giocatori con obiettivi e ambizioni affini a quelli della società permette di avviare un progetto tecnico duraturo. Fatto di meno acquisti/cessioni ma di operazioni più mirate, in modo da dare alla squadra basi solide su cui costruire i risultati.

E se un direttore sportivo non ha queste competenze? Deve svilupparle e, se non in grado, farsi affiancare da un professionista esperto.

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