L’addio al calcio di Andrea Ranocchia visto dal Mental Coach

Negli ultimi giorni ha fatto scalpore l’annuncio di Andrea Ranocchia di dare l’addio al calcio. A 34 anni, un’età che gli avrebbe potuto garantire altre stagioni sui campi di serie A, ha deciso di fermarsi, per sempre. E’ lo stesso difensore a raccontare il perché di questa scelta, di come siano venute meno le motivazioni. Tutt’ad un tratto è come se si fosse “spento il fuoco dentro” e il calcio sia passato totalmente in secondo piano.

Sarebbe logico pensare che la decisione presa sia la conseguenza dell’ultimo infortunio accorso al calciatore qualche settimana fa. Dalle sue parole però, si comprende chiaramente che le motivazioni sono altre e vanno ricercate più nel profondo.

Tutto ha inizio qualche mese fa. “Da aprile, complici anche una serie di questioni private, ho iniziato a sentire meno l’entusiasmo per il calcio. Ho sperato fosse solo un momento“. Ed è così che l’infortunio, forse, arriva al momento giusto e diventa l’occasione per dire basta. E’ lo stesso calciatore ad ammettere “non escludo che un crack così serio fosse collegato al fatto che la testa non girava più nel modo giusto”.

Quindi è l’infortunio che causa il malessere o è il malessere che può portare ad infortunarsi?

Nel caso dell’ex difensore dell’Inter, è evidente che qualche pensiero negativo, qualche preoccupazione fosse nella sua mente da tempo. L’infortunio sembra essere la logica conseguenza di quel momento NO. E l’addio al calcio, a quel punto, una scelta quasi obbligata.

La storia di Andrea Ranocchia ci insegna una cosa importante: tutto ha origine nella nostra mente, nei nostri pensieri.  Quei pensieri ci portano ad agire, e ciò che otteniamo è l’esatta conferma di ciò che abbiamo in testa. Corpo e mente sono infatti i due volti della stessa medaglia, due elementi apparentemente così lontani eppure così strettamente connessi ed in costante comunicazione.

Ennesima conferma ci è giunta nelle ultime ore anche dal campione del Tennis Rafael Nadal. In seguito alla partita di addio dell’amico/rivale di sempre Federer alla Laver Cup, ha annunciato il ritiro dalla competizione. “Non giocherò più e devo pensare se tornare a casa o restare per il resto della competizione per incoraggiare i miei compagni di squadra. Ho un grande conflitto interno, non posso rispondere” ha detto in conferenza stampa. “Sono state settimane difficili. Dormo poche ore da molti giorni e con uno stress difficile da gestire in quanto diverso da quello a cui sono abituato nella mia carriera professionale. A casa la situazione è più complicata del solito”.

Il riferimento è alla difficile gravidanza che la moglie del tennista starebbe affrontando. Questa situazione, evidentemente, sta avendo delle ripercussioni sulla tenuta e sulle emozioni di un grande Campione. Un tennista diventato celebre anche, e soprattutto, per la sua forza mentale.
Nadal ha avuto il coraggio e la saggezza di fermarsi, riconoscendo in sé una condizione psicologica non ottimale, sia per vincere e addirittura per giocare.

Allora com’ è possibile affrontare situazioni simili? Come ci si può approcciare ad eventi oggettivamente negativi e mantenere quello stato d’animo necessario per esprimere il proprio potenziale al massimo? Un aspetto che ha sempre più valore, anche nel mondo del calcio, è la capacità di codificare ed elaborare le informazioni che quotidianamente riceviamo al fine di agire in modo coerente e funzionale ai risultati che desideriamo ottenere. Questa è una delle tante abilità che si possono acquisire con l’allenamento mentale.

Parola di Mental Coach.

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